Torre Truglia: il fascino della storia sul mare di Sperlonga
Il simbolo di Sperlonga si erge su una roccia tra il mare e il centro storico.
I Romani vi costruirono un enorme faro che permetteva di comunicare da una costa all’altra.
Oggi è considerato uno dei luoghi più belli in cui sposarsi.
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Cosa significa la parola “Truglia”?
“Truglia” deriva probabilmente da “Truglio”, dal latinoTrullus, detto alla greca Trullo termine usato nel 700 dal monaco latino Paolo Diacono per significare una cupola.
Era evidentemente questo il nome dato alla costruzione romana a Sperlonga, di base circolare, poi tramutato da “Trullo” in Truglio , come accadde per l’omonima villa tiberiana di Capri, probabilmente per l’influsso del dialetto borbonico.
A Sperlonga si sarebbe poi adottato il genere femminile come aggettivo legato al sostantivo “torre”, forse con l’edificazione della fortezza nel XIV secolo.
EPOCA ROMANA – IL FARO DI TIBERIO
La prima costruzione di cui abbiamo notizia risale all’epoca romano imperiale.
Nel 2014 i ricercatori dell’Università di Napoli “L’Orientale” hanno individuato i resti di una costruzione romana ben visibili al di sotto delle mura dell’attuale torre (guardando il mare compaiono sul versante destro del colle).
Il basamento, costituito da muri in opus reticolatum lascia intendere che la costruzione romana fosse più arretrata rispetto a quella attuale. Gli elementi murari, secondo gli archeologi, testimoniano almeno due fasi edilizie: la prima contemporanea alla residenza imperiale, la seconda, con il reimpiego dei materiali precedenti, presumibilmente risalente alla tarda antichità.
Si tratterebbe dell’antico faro, parte di quel sistema di edifici di segnalazione più volte citati dalle fonti antiche proprio a proposito dell’imperatore Tiberio. Un punto di riferimento marittimo, dunque, che Tiberio avrebbe utilizzato nel tempo, anche quando si ritirò a Capri durante le famose fasi della destituzione di Seiano. Tiberio, dalla vetta di Capri, osservava i segnali che in tempo reale lo aggiornavano sull’arresto e la condanna a morte dell’ambizioso soldato, divenuto amico e confidente influente dell’imperatore ma che, secondo alcune fonti, aspirava a succedergli, e per questo caduto in disgrazia. Il faro di Sperlonga sarebbe stato l’anello chiave della comunicazione in quelle fatidiche ore.
XIV SECOLO – UNA FORTEZZA
Sebbene alcuni testi facciano risalire la costruzione della Torre Truglia alla prima metà del secolo XVI, sui resti di una vedetta precedente, è probabile che sia stata costruita alla fine del XIV secolo, ai tempi in cui Carduccio Gattola era castellano di Sperlonga (Giulio Scalfati, “Splong-Sperlonga” Caramanica editore, 1997).
Ladislao D’Angiò Durazzo, nipote di Giovanna I regina di Napoli, nel 1400 costrinse alla sottomissione Onorato Caetani, conte di Fondi e la sua erede Giacobella.
Sperlonga faceva da cerniera tra il territorio di Gaeta e quello di Fondi e perciò il suo possesso nelle mani di Onorato e Giacobella era stato, e restava pericoloso per la sicurezza dei due territori.
Pertanto i capitoli di resa di Giacobella prevedevano quella che oggi diremmo la “smilitarizzazione” di Sperlonga e proprio tali patti ci convincono che non è senza ragione che Torre Truglia all’epoca aveva più l’aspetto di una vera e propria fortezza che di una torre di avvistamento.
Basterà osservare quanto diversa essa sia dalla poco distante Torre di Capovento. Questa è certamente di epoca cinquecentesca poiché la sua forma tondeggiante aveva una precisa funzione dal momento che era stata scoperta la polvere da sparo.
I proiettili delle artiglierie ben raramente potevano colpire la Torre con un angolo di impatto che potesse determinare la penetrazione del proiettile. Molto più spesso, o quasi sempre, il proiettile veniva deviato lateralmente dalla parete tonda della torre, sulla quale era giunto, anche se solo leggermente ad angolo acuto.
La Torre Truglia, invece, è non solo quadrata, ma per di più è sostenuta da quattro poderosi contrafforti che poggiano sul promontorio roccioso qualche metro più in basso del piano di appoggio della torre.
I quattro contrafforti servivano a contrastare l’appoggio delle scale d’assalto da parte dei nemici. Le scale, per potersi appoggiare, hanno bisogno di una parete verticale e quindi le quattro pareti oblique dei contrafforti riducevano lo spazio offendibile delle mura della torre.
A loro volta la collocazione delle basi di questi contrafforti ad una quota più bassa del piano di appoggio della torre, impediva che i nemici potessero girare intorno alla torre stessa, correndo ad aiutare nell’assalto quelli che stavano avendo maggior successo.
Sopra la torre vi è poi un’altra costruzione. Un “ridotto” per i superstiti combattenti che volessero continuare a difendersi.
Ciò dimostra che essa era destinata a rimanere armata, cioè abitata da soldati anche dopo lo sbarco dei nemici, ciò che non accadeva per le torri di avvistamento, che dovevano essere abbandonate dopo aver assolto la loro funzione.
Non si poteva conquistare Sperlonga senza conquistare prima la fortezza Truglia e ben lo sapeva Ladislao che da questo luogo non aveva potuto attaccare Fondi.
La fortezza Truglia aveva completato lo schema difensivo realizzato tre secoli prima da Riccardo dell’Aquila, quando cioè aveva orientato le fortificazioni di Sperlonga in modo che chiudessero la strada Flacca a chi veniva da Gaeta.
Altre due Torri dunque proteggevano il litorale di Sperlonga; quella detta Capovento e quella di Citarola (Cetus =”tonno”), il cui nome conferma l’esistenza in quel tempo di una piccola “tonnara”.=”tonno”), il cui nome conferma l’esistenza in quel tempo di una piccola “tonnara”.
XVI SECOLO – – I CORSARI LA DISTRUGGONO
Ormai da due secoli una nuova stirpe asiatica, i Turchi, aveva intrapreso la riunificazione dei vari stati islamici sparsi tra l’Asia minore, i Balcani ed il Nord Africa e contendeva agli stati della penisola italiana, Venezia soprattutto, la libera navigazione del Mediterraneo ed i suoi scambi commerciali.
Il feudo doveva essere difeso con fortificazioni e queste dovevano tenere conto che la minaccia poteva venire innanzitutto dal mare. L’introduzione delle armi da fuoco aveva reso vulnerabili le torri quadrate, che si offrivano all’impatto dei proiettili di artiglieria molto più delle torri tonde. Queste perciò dovevano essere costruite ex-novo.
La monarchia spagnola adottò un sistema strategico e difensivo che collegava da un capo all’altro del litorale una catena di punti fortificati che riguardavano un tratto di costa dal quale fossero visibili gli altri due, a destra e a sinistra, e potessero impedire lo sbarco avvisando tempestivamente le truppe acquartierate in zona retrostante.
Nel 1532 la Torre Truglia fu quindi riedificata. Ma appena due anni dopo, nell’agosto del 1534 Sperlonga subì l’invasione del corsaro ottomano Barbarossa, detto Khair Ad-Dìn, sbarcato per rapire la bella Giulia Gonzaga a Fondi.
La torre venne distrutta.
XVII SECOLO – TORNANO I TURCHI
Ricostruita nel 1611, il 4 luglio 1623 Torre Truglia fu demolita da una nuova invasione dei Turchi, che saccheggiarono il paese, bruciarono le case e uccisero molti tra gli abitanti.
Si racconta che l’invasione fu dovuta al tradimento di un Tal Genovese, di Gaeta, che il giorno prima era stato rapito dai Turchi mentre trasportava delle anguille a Roma. In cambio della sua libertà aveva patteggiato di condurli a Sperlonga. Pochi giorni dopo, il traditore, per curiosità, andò su una delle Galere giunte a Gaeta, dove si trovava uno dei Turchi che avevano saccheggiato Sperlonga. Questi quando lo vide cominciò a gridare: “Ecco quello che fece il tradimento a Sperlonga!”. Ed egli, vistosi scoperto si diede alla fuga. Per questo gli fu dato il nome di Stamurat, che in arabo vuol dire “rinnegato”.
XVIII-XIX SECOLO – VEDETTA, PRIGIONE E POI SEDE DELLA FINANZA
Torre Truglia rifiorì nel Settecento e costituì una vedetta sicura per tutto il litorale.
Dopo l’Unità d’Italia, nel 1862, il reparto dell’11° Reggimento di Fanteria (piemontese) presidiava Sperlonga agli ordini del Tenente Pavero. Lungo la spiaggia tra Sperlonga e Terracina si nascondeva da quasi due anni un soldato napoletano, Giuseppe De Bonis, scampato a Gaeta, che attendeva fiducioso il ritorno del Re. Pavero gli tese una trappola e lo catturò. In catene, in mezzo a soldati armati, il napoletano venne condotto a Sperlonga e rinchiuso a Torre Truglia.
Il 9 aprile del 1862 il soldato napoletano venne fucilato alla schiena da un manipolo di piemontesi in località Campo delle Monache.
Questa è l’unica fucilazione accaduta in Sperlonga e l’unico incidente accaduto tra napoletani e piemontesi in questo paese.
Dal 1870 al 1969 Torre Truglia è stata utilizzata dalla Guardia di Finanza.
Oggi molte unioni civili si svolgono sulla terrazza della Torre. (Vuoi sposarti qui?)